Perché dire "va bene" a tuo figlio a volte è più educativo di un "no

Aperto da REDAZIONE SdW, Mag 14, 2025, 07:21 PM

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Perché dire "va bene" a tuo figlio a volte è più educativo di un "no"

Dire "no" a un figlio è spesso vissuto come un dovere educativo. Imporre limiti chiari, definire regole, insegnare che non si può avere tutto subito: sono principi validi e fondamentali.

Ma c'è un altro strumento, molto sottovalutato, che può rafforzare la relazione con tuo figlio e aiutarlo a crescere più sicuro, sereno e collaborativo: il "va bene" detto al momento giusto.

Non è accondiscendenza. Non è debolezza. È intelligenza educativa.

Il mito del "no" educativo

Per anni abbiamo sentito dire che "i bambini hanno bisogno di regole" – ed è vero. Ma a volte, dietro l'abitudine a dire "no", si nasconde un automatismo che non lascia spazio all'ascolto. Ogni richiesta viene percepita come una sfida al nostro ruolo. In realtà, i bambini non vogliono comandare: vogliono essere considerati.

Dire "va bene" non significa dire sempre sì, ma significa valutare la richiesta con mente aperta, e concedere quando non ci sono motivi validi per negare.

Perché il "va bene" è potente?

Dire "va bene" in modo consapevole:

- Fa sentire il bambino ascoltato e rispettato
- Riduce i conflitti inutili, evitando escalation emotive
- Rafforza la fiducia reciproca
- Insegna la flessibilità e l'arte della negoziazione
- Mostra un modello comunicativo positivo

Quando dire "va bene" può essere educativo:

1. Quando la richiesta è semplice e fattibile 
"Posso usare un cucchiaio grande come i grandi?" 
"Posso tenere la maglietta anche se è stropicciata?"

2. Quando la richiesta è espressione di autonomia 
"Posso vestirmi da solo?" 
"Posso provare a farmi la merenda?" 
In questi casi, dire "va bene" significa dare fiducia e favorire lo sviluppo dell'autoefficacia.

3. Quando il "no" servirebbe solo a ribadire un potere 
A volte diciamo "no" per stanchezza, per abitudine, o per timore di perdere il controllo. Ma se la richiesta non è pericolosa né contraria a regole importanti, concedere è un atto di maturità relazionale.

Esempi concreti di "va bene" intelligenti:

- Il bambino chiede di indossare due calzini diversi: 
   → "Va bene, è una scelta creativa."

- Chiede di leggere un altro libro prima di dormire, anche se è tardi: 
   → "Va bene, ma solo se spegniamo subito dopo."

- Vuole aiutarti a cucinare: 
   → "Va bene, prendiamo insieme quello che ti serve."

Il "va bene" che educa davvero

Quando dici "va bene" con presenza e intenzionalità:

- Stai modellando una comunicazione positiva: tuo figlio impara che può chiedere, che a volte riceve una risposta favorevole, e che il dialogo con te è aperto.
- Stai costruendo fiducia]: il bambino sente che non deve nascondersi o lottare per ottenere.
- Stai insegnando la reciprocità]: concedere qualcosa oggi significa anche che sarà più disposto ad ascoltarti domani.

Quando invece serve il "no"

Ovviamente, il "va bene" non è sempre la scelta giusta. Ci sono momenti in cui il "no" è indispensabile:

- Per proteggere da pericoli concreti
- Per far rispettare regole di convivenza
- Quando cedere significherebbe abbandonare un principio educativo importante

Ma il segreto è tutto nella scelta consapevole: se dici "no" solo quando è davvero necessario, quel "no" sarà più rispettato, più chiaro, più autorevole.

E il "no" non diventa un muro, ma una guida.

Un piccolo trucco pratico: 
Quando tuo figlio chiede qualcosa, prima di dire "no" chiediti:

- "Questa richiesta è davvero un problema?"
- "Cosa succede se dico 'va bene'?"
- "Sto negando per principio o per reale necessità?"

Spesso scoprirai che puoi accettare con serenità.

Conclusione

Nel rapporto con i figli, le parole che usiamo hanno un potere enorme. Il "va bene" è una parola semplice, ma capace di:

- Aprire un dialogo
- Far crescere la fiducia
- Rinforzare l'autonomia

Non è un sì svogliato, ma un sì consapevole. Un sì che costruisce una relazione basata sull'ascolto e sulla comprensione reciproca.

Ogni "va bene" dato con amore e attenzione è un mattone nella costruzione del legame con tuo figlio.

Non è debolezza: è intelligenza emotiva. È educazione fatta con il cuore e con la mente.