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Perché dire "va bene" a tuo figlio a volte è più educativo di un "no"
Dire "no" a un figlio è spesso vissuto come un dovere educativo. Imporre limiti chiari, definire regole, insegnare che non si può avere tutto subito: sono principi validi e fondamentali.
Ma c'è un altro strumento, molto sottovalutato, che può rafforzare la relazione con tuo figlio e aiutarlo a crescere più sicuro, sereno e collaborativo: il "va bene" detto al momento giusto.
Non è accondiscendenza. Non è debolezza. È intelligenza educativa.
Il mito del "no" educativo
Per anni abbiamo sentito dire che "i bambini hanno bisogno di regole" – ed è vero. Ma a volte, dietro l'abitudine a dire "no", si nasconde un automatismo che non lascia spazio all'ascolto. Ogni richiesta viene percepita come una sfida al nostro ruolo. In realtà, i bambini non vogliono comandare: vogliono essere considerati.
Dire "va bene" non significa dire sempre sì, ma significa valutare la richiesta con mente aperta, e concedere quando non ci sono motivi validi per negare.
Perché il "va bene" è potente?
Dire "va bene" in modo consapevole:
- Fa sentire il bambino ascoltato e rispettato
- Riduce i conflitti inutili, evitando escalation emotive
- Rafforza la fiducia reciproca
- Insegna la flessibilità e l'arte della negoziazione
- Mostra un modello comunicativo positivo
Quando dire "va bene" può essere educativo:
1. Quando la richiesta è semplice e fattibile
"Posso usare un cucchiaio grande come i grandi?"
"Posso tenere la maglietta anche se è stropicciata?"
2. Quando la richiesta è espressione di autonomia
"Posso vestirmi da solo?"
"Posso provare a farmi la merenda?"
In questi casi, dire "va bene" significa dare fiducia e favorire lo sviluppo dell'autoefficacia.
3. Quando il "no" servirebbe solo a ribadire un potere
A volte diciamo "no" per stanchezza, per abitudine, o per timore di perdere il controllo. Ma se la richiesta non è pericolosa né contraria a regole importanti, concedere è un atto di maturità relazionale.
Esempi concreti di "va bene" intelligenti:
- Il bambino chiede di indossare due calzini diversi:
→ "Va bene, è una scelta creativa."
- Chiede di leggere un altro libro prima di dormire, anche se è tardi:
→ "Va bene, ma solo se spegniamo subito dopo."
- Vuole aiutarti a cucinare:
→ "Va bene, prendiamo insieme quello che ti serve."
Il "va bene" che educa davvero
Quando dici "va bene" con presenza e intenzionalità:
- Stai modellando una comunicazione positiva: tuo figlio impara che può chiedere, che a volte riceve una risposta favorevole, e che il dialogo con te è aperto.
- Stai costruendo fiducia]: il bambino sente che non deve nascondersi o lottare per ottenere.
- Stai insegnando la reciprocità]: concedere qualcosa oggi significa anche che sarà più disposto ad ascoltarti domani.
Quando invece serve il "no"
Ovviamente, il "va bene" non è sempre la scelta giusta. Ci sono momenti in cui il "no" è indispensabile:
- Per proteggere da pericoli concreti
- Per far rispettare regole di convivenza
- Quando cedere significherebbe abbandonare un principio educativo importante
Ma il segreto è tutto nella scelta consapevole: se dici "no" solo quando è davvero necessario, quel "no" sarà più rispettato, più chiaro, più autorevole.
E il "no" non diventa un muro, ma una guida.
Un piccolo trucco pratico:
Quando tuo figlio chiede qualcosa, prima di dire "no" chiediti:
- "Questa richiesta è davvero un problema?"
- "Cosa succede se dico 'va bene'?"
- "Sto negando per principio o per reale necessità?"
Spesso scoprirai che puoi accettare con serenità.
Conclusione
Nel rapporto con i figli, le parole che usiamo hanno un potere enorme. Il "va bene" è una parola semplice, ma capace di:
- Aprire un dialogo
- Far crescere la fiducia
- Rinforzare l'autonomia
Non è un sì svogliato, ma un sì consapevole. Un sì che costruisce una relazione basata sull'ascolto e sulla comprensione reciproca.
Ogni "va bene" dato con amore e attenzione è un mattone nella costruzione del legame con tuo figlio.
Non è debolezza: è intelligenza emotiva. È educazione fatta con il cuore e con la mente.